mercoledì 15 marzo 2017

Sette buoni consigli per affrontare con serenità le Idi di Marzo

Se stamattina, svegliandovi, àuguri ed aruspici vi hanno chiamato per consigliarvi di non uscire, e se vi sentite un po’ Giulio Cesare e il giorno delle idi vi sembra funesto, allora potreste seguire qualche buon consiglio di Shakespeare su come affrontare la vostra giornata.

Secondo alcune voci di corridoio una leonessa ha partorito per le strade, tombe si sono spalancate e hanno restituito i loro morti; feroci guerrieri di fuoco hanno combattuto sulle nuvole, in ranghi e squadroni e in assetto di guerra, sprizzando sangue sul Campidoglio; il rumore della battaglia risuonava nell'aria; nitrivano i cavalli e gemevano uomini morenti; spettri gridavano e ululavano per le strade.



A questo punto, ci sono alcune cose che potete fare:

1.  Correte alle vostre case, cadete in ginocchio, e pregate gli dei di fermare la peste   che di necessità deve piombare su questa ingratitudine.

2.  Radunate i miserabili della vostra specie; portateli sulle rive del Tevere e versate  lacrime nel fiume finché l'onda più bassa non baci le sue rive più alte.

3.   State attenti alle idi di marzo!

4.  Voi, dei, rendete i deboli più forti; in tal modo voi, dei, rovesciate i tiranni. (Perché l’autostima è importante)

5. Tenete bene a mente che non c'è torre di pietra, non mura di bronzo battuto, né carcere senz'aria , né forti catene di ferro, che possano imprigionare la forza dello spirito. Se so io questo, sappia allora tutto il mondo che quella parte di tirannia che subisco posso scuotermela di dosso a mio piacere. E così io, così ogni schiavo, ha in mano il potere di cancellare la sua cattività.

6.  Dobbiamo essere sacrificatori ma non macellai. Noi tutti combattiamo lo spirito (di Cesare), e nello spirito degli uomini non c'è sangue.

7. Buoni amici, abbiate l'aria fresca e allegra. Il nostro aspetto non rivesta i nostri propositi ma portiamoli come fanno i nostri attori, con spirito saldo e ferma dignità.

buongiorno, dunque, a ognuno di voi.

Tuttavia, è ancora dubbio se Cesare, oggi, uscirà oppure no; perché ultimamente è diventato superstizioso, con opinioni del tutto diverse su fantasie, sogni e premonizioni. Può darsi che i prodigi apparsi oggi, il terrore inconsueto di questa notte e i pareri dei nostri aruspici lo tengano lontano dal Campidoglio.


Non temete. Se ha deciso così, io so come ribaltare la decisione. Infatti ama sentire che gli unicorni possono esser traditi dagli alberi, e gli orsi dagli specchi, gli elefanti dalle buche, i leoni dalle reti e gli uomini dagli adulatori.

I codardi muoiono molte volte prima della loro morte; i coraggiosi gustano la morte una volta sola.
Di tutti i prodigi di cui ho sentito, il più strano mi sembra il timore degli uomini nel vedere che la morte, una fine necessaria, verrà, quando deve venire.

Che dicono gli auguri?
Non vogliono che tu esca oggi.

Gli àuguri, estratte le interiora di una vittima, non hanno trovato un cuore nella bestia.

Gli dei fanno questo per svergognare la codardia.

Cesare sarebbe una bestia senza il cuore se dovesse restare a casa per paura.
No, Cesare non lo farà.

Il pericolo sa bene che Cesare è più pericoloso di lui.

C'è una marea nelle cose degli uomini, che, presa quand'è alta, conduce alla fortuna; perduta questa, tutto il viaggio della vita è confinato in secche e sventure. Su tale mare in piena adesso galleggiamo, e dobbiamo prendere la corrente quando serve oppure perdere il carico.


Se oggi osate combattere, scendete in campo; altrimenti quando ne avrete il fegato.

fonte: William Shakespeare, Giulio Cesare, 

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