mercoledì 2 dicembre 2015

La pacchia è veramente finita: si apre l’era del PRECARIATO del Raccomandato!

C’è CRISI, c’è CRISI, c’è CRISI, la parola più usata, abusata e martirizzata degli ultimi anni, colpisce ancora, colpisce di più, colpisce o-vun-que!
La CRISI è difatti arrivata laddove nessuno di noi poteva immaginare.
Persino quei “poveri” RACCOMANDATI (anch'essi così tanto odiati e nominati) hanno infatti smesso di dormire sonni tranquilli!
Che voglio dire?!
Adesso mi spiego!
La CRISI, signora e spauracchio, divinità impalpabile del male, entità mitologica astratta, figlia di Monti (?)  di Silvio (?) di Renzi (?) dei giornali (?) dell’ Europa (?), di noi tutti che la invochiamo, lei, insomma, ha fatto sì che questa solida e longevissima categoria, quella dei Raccomandati, appunto, una delle poche certezze su cui si basava la società nostrana, si sia vista costretta a snaturarsi, a dividersi, e quindi, da un paio d’anni a questa parte, siamo stati spettatori inconsapevoli un vero e proprio fenomeno di SCISSIONE!

Che voglio dire?!
In Italia, dove, i laureati (non assunti) non lavorano, i dipendenti pubblici (assunti) non lavorano, i politici (assuntissimi) non lavorano [motivo per cui - piccolissima riflessione -  i ladri, cominciano a trovarsi pure loro in difficoltà], se c’era una fascia “umana” protetta, immune a tutto questo, era proprio quella dei Raccomandati!
Schiere di persone non qualificate o poco dotate che, in barba a colloqui, curriculum e liste di scorrimento avevano il passepartout per il chimerico mondo del lavoro.
I raccomandati quindi, mali di tutti i mali, si sono impossessati di aziende, ospedali, uffici pubblici e privati, e chi più ne ha più ne metta, propagandosi peggio di una peste bubbonica.
Bene…[cioè mica tanto], questo era quello che pensavamo quando si parlava di loro, intesi come un’unica grande categoria di parassiti, o quasi!…ma [c’è sempre un bel “ma” in questi casi] ci sbagliavamo, perché, oggi che la CRISI è talmente forte che si sente e si vede, senza neanche più nominarla, oggi, ci si accorge che in fondo questi “poveri” raccomandati, non sono poi tutti uguali.
Ergo, con la disoccupazione allo  *stelle* %, siamo in grado di affermare che esistono in realtà almeno 2 tipi di raccomandati, e cioè:



A  - Quelli che, sì, sono conosciuti, da titolari, direttori, manager e quant’altro, e che quindi eviteranno colloqui formali limitandosi a presentare un curriculum che, nella migliore delle ipotesi, sarà conservato in qualche scaffale a prendere la polvere,
ma, diamine [Omm…respiro profondo] ce l’hanno, hanno “qualcosa” da scrivere, hanno “qualcosa” per la quale sono poi effettivamente CONOSCIUTI!

B -  Quelli che sono anche loro conosciuti dagli alti ranghi di cui sopra, ma per cause, per così dire, di FORZA MAGGIORE!

Che voglio dire?!
Ci sono persone che titolari, direttori e manager non potranno MAI, e dico MAI, non conoscere!
Tipo?


* ATTENZIONE: sono da considerarsi non computati nell'elenco: enfant prodige, quelli che “papà fa il medico, mi ha trasmesso la passione fin da quando allattavo al seno di mamma” ed eccezioni  varie (che poi di fatto sono quelle che confermano il tutto)…*
Dicevamo…tipo?!
Tipo i membri delle loro FAMIGLIE!
Mogli, mariti, figli, sorelle, fratelli, cognati, cugini, nipoti…ci si porta dietro una processione in grado di risalire  - e squarciare - più di un albero genealogico!


Sono loro i veri intoccabili e spesso, non sempre [non vogliamo mica generalizzare qui, d'altronde, anche tra quelli del gruppo A si può incontrare l’ “ANALFABETA BASICO”, il classico “amico di famiglia”, ma, guarda caso, sempre la famiglia ci azzecca] quelli non dotati di alcuna facoltà di pensiero basilare.
Queste figure, con o senza titoli, spesso - non sempre - acquistati neanche a buon mercato, non hanno ad esempio nemmeno bisogno di compilarlo un curriculum, per 2 semplici motivi:
 1)   Si trovano già nello stato di famiglia
       2)    Non saprebbero cosa scriverci dal momento che, CASA = FAMIGLIA = LAVORO!

- C’ bella cos! -

Dunque, sono questi i “mostri sacri” (nell'accezione più alta dell’aggettivo “sacro” che rievoca la Sacralità della famiglia) con i quali raccomandati di serie B e lavoratori comuni mortali sono costretti a misurarsi, ebbene, inutile a dirsi, è un duello assai impari.
Ne avrà da gioire il Vaticano se nel secolo della crisi della famiglia, resiste il must LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO, (tranquilli, mentre scrivo non ho la colonna sonora de “Il Padrino” o simili, nelle orecchie, o meglio, non ancora) e qui, in Italia (nord-centro-sud), lo sappiamo bene.
Esempio a caso?
Avete presente quelle “azienducole”[1] che si ammantano di tecnologie e riconoscimenti più o meno prestigiosi per tentare di coprire i piedi argillosi - ma rigorosamente di famiglia - sui quali poggiano?!  Bene, fanno proprio al caso!
E se qualcuno si starà chiedendo - banalmente -
che tali imprese hanno comunque bisogno di persone competenti e specializzate al loro interno,
la risposta è, se possibile, ancora più banale: CERTO CHE Sì!  
Ed infatti…
Secondo voi, che ci stanno a fare i milioni di laureati alla prima esperienza lavorativa?!?
A cosa servono quelle altre paroline, che pure si sentono assai ultimamente, come:
-          STAGE
-          CONTRATTO A PROGETTO
-          TIROCINIO FORMATIVO    
Fonte: www.diversamenteoccupati.it
   
Del resto la lingua italiana è tanto bella proprio per questo, (anche se comunque ci divertiamo a rubare qualche parolina qua e là) è talmente ricca di sinonimi che si potrebbero trovare altri 10, forse 100 termini per definire in maniera diversa quello che è un fatto tristemente acclarato:

Tra corsie preferenziali e scorciatoie più o meno efficaci, il merito sbanda ed esce sempre più fuori strada, MA, [anche qui un bel “ma” ci sta tutto] se ci pensate la PRIMA VOLTA, è solo una, e nella maggior parte dei casi, pure la più brutta.
Il bello viene sempre dopo!
Ed un’esperienza di porte chiuse in faccia, renderà solo più abili ad aprirle, e ad essere sì, un po’ tutti, più meritatamente CONOSCIUTI!









[1] Azienducole: piccole o medio-piccole imprese, tra i 20 ed 50 anni di attività, nate da pregresse esperienze di genitori, nonni, zii e parenti prossimi, al cui vertice risiede ancora una famiglia in seguito a innumerevoli “innesti” e ricambi generazionali.

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