venerdì 2 maggio 2014

Nymphomaniac_ vol.2

Se ne potrebbe parlare per giorni. 



Della chiesa romana d'occidente e di quella d'oriente, dei cucchiaini, delle occhiate, degli sguardi molesti e della crudeltà di alcuni gesti, ma quasi mai delle parole.
Se ne potrebbe parlare per giorni e, a dirla tutta, noi l'abbiamo fatto; perché la quantità di immagini che ci è rimasta impressa è decisamente notevole.


Lars von Trier non ha sbagliato neanche questa volta. Diretto, estremo, incisivo e profondo. Carico più che mai, di una violenza disarmante, di una ferocia umana, ma ricercata.
Un'analisi chiara ed imparziale, dove il peccato, e il sentirsi peccatore, diventano aspetti assolutamente relativi e discutibili.
Un colpo di scena che sovverte tutti gli ordini: della decenza, della giustizia, dell'etica.
Tutto è ben regolato, in quella lentezza che contraddistingue quei film in cui il pathos regna sovrano.
Non ci si rilassa. Mai.
Non si respira, e non si sospira, se non cercando di confondersi con gli attori.
Qualche volta mi copro gli occhi, ammetto. Ma sono certa di ricordare anche le scene che volutamente non ho guardato.
La bellezza di Charlotte Gainsbourg, di certo non canonica, rende familiare la sofferenza, e le da un valore aggiunto che poche donne saprebbero esprimere.
Un Willem Dafoe che compare per pochi attimi ci riporta irrimediabilmente alle visioni di Antichrist, con il quale comunque i riferimenti non sono pochi.


Simbolismo e provocazioni, erotismo e psicologia, violenza e consapevolezza.
L'amore manca, si sa. Ma questo succede in molte vite, anche se ci piace pensare che non sia una cosa possibile.
Madri che non amano i propri figli, uomini che non amano le proprie mogli, figli di nessuno che non amano nessuno. Una morte che è intorno a noi, fitta come una coltre nera. Noi non la vediamo, semplicemente perché la nostra, quella personalissima, ci fa già troppo male, oltre che paura.
Lars von Trier scompone la sofferenza: la vede, la riconosce, la interpreta, la rende immagini, e la porta in scena.


Noi, comuni mortali, siamo solo qui a parlare.
Lui, per quanto mi riguarda, rimane un genio.
Ci emoziona, ci turba, ci fa provare sofferenza, disgusto, vergogna e piacere in un concentrato di un centinaio di minuti.
Io, forse, non saprei farlo. E voi?

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