Gli zombie del Voodoo tornano
a casa. Molti muscoli che neanche sapevo esistessero sono indolenziti.
Il
concerto e' stato incredibile: Trent non ha deluso neanche questa volta,
soprattutto a New Orleans... e si sa, Lui e' molto legato a questa città, che
e’ stata la sua casa per diversi anni. Sul palco lo ha ribadito più volte: “I had some of the worst times of my life here and I found salvation
here.”
Dopo l'uragano Katrina e' stato anche un forte sostenitore del
Voodoo Fest, raccogliendo fondi attraverso concerti affinche’ questo Evento
musicale potesse ancora continuare, decisamente amato da questo pubblico. Proprio per questo ero curiosa di vedere se questa esibizione sarebbe
stata diversa da quella a cui avevo assistito due giorni prima a Miami,
dove per la maggior parte la band ha presentato i pezzi dell’ultimo album.
Ad un Festival non tutti saranno lì per vedere solo ed esclusivamente i
NIN, in piu’ non ci sarà quel grande schermo a creare quell'atmosfera visionaria
ed un po' allucinata che fa parte della scenografia. Prima di loro abbiamo
dovuto tollerare i Paramore, che ammetto non conoscevo affatto; dopo la
loro passabile performance due ragazzine sono andate via lasciando il
posto sulla transenna centrale e finalmente LI’ avevo una visuale
perfetta.
Nel frattempo si fa amicizia con Nacho Libre, con l'uomo coniglio
ed altri vicini. E' "Halloween weekend" e siamo a New Orleans, tutto e'
concesso: fatine, streghe e diavoli!
Le luci si spengono e parte il boato. Si comincia: e’ Copy of A. Ogni componente del gruppo e’ avvolto da fasci
di luce bianca, luci così forti da acceccare. Tutti saltano.
I decibel sono
decisamente assordanti. Alcuni indossano i tappi per limitare i danni, ma
la musica deve raggiungere l'altro capo del City Park, che si estende per
miglia. Io sono molto vicina, diventero’ sorda un giorno lo so! Ogni
basso rimbomba nel mio corpo, entra dentro come un pugno seguito subito da
un altro. La musica quasi si puo’ toccare: e’ lei lo spettacolo. Non c’e’
bisogno dello schermo, mi bastano loro, ma soprattutto Lui.
La scaletta e’
decisamente diversa dal concerto di Miami, qui l'energia e' piu' intensa, soprattutto quando esegue pezzi piu lontani come: Reptile, Terrible lie,
Head like an hole, Only, Sanctified, March of the pigs, e ancora the Hand
that feads , Wish, o la canzone che aveva registrato insieme a David Bowie "I
am afraid of Americans".
La band suona per piu' di due ore e anche la
vocalist da il meglio di se, una voce quasi da Sirena Partenope che fa
venire i brividi.
Il concerto termina, come di consueto, con la sempre
struggente e devastante Hurt, urlata o sussurata da ogni persona del pubblico. Lo sappiamo e' finito, ma speriamo in un encore che non arrivera’.
Lasciano
il palco e si accendono le luci: si e’ proprio terminato, ma siamo appagati. Tutti commentano positivamente mentre ci si incammina verso le uscite, cercando di non calpestare alcuni che erano distesi sul prato, incuranti di
quanto gli stesse accadendo intorno.
Il mattino seguente, ahimè, abbiamo l'aereo. Non riusciremo ad assistere alla chiusura del festival con i Cure o il dj
set di Maxim dei Prodigy, ma fa niente, ci ritorneremo. In fondo eravamo andati
li’ per I NIN e per New Orleans, e abbiamo rivisto I Perl Jam (anche Eddie
Vedder era in gran forma!).
Il pilota ci informa che stiamo sorvolando il Mississipi: è veramente imponente e mi fa pensare che ultimamente mi sembra di passare
meta’ del mio tempo sopra le nuvole. E' stato un bel weekend, decisamente
diverso. Sono esausta: abbiamo dormito poco e festeggiato molto, e abbiamo fatto tanti chilometri. Ne è valsa la pena? certo! lo rifarei.
1,000,000 times.
Nessun commento:
Posta un commento