E' così surreale!
E' stato il mio primo pensiero quando slacciate le cinture di sicurezza, la City ci ha accolto con le note più emozionanti e familiari degli ultimi anni, in loop come saluto di Alitalia ai nuovi arrivati.
Un turbinio avvincente di snodi e linee colorate, puntuali e rapidissime, verso luci, forme e colori che mi sembrava di recuperare dalla mente, come maghi e principesse da un'infanzia lontana.
I pop up della mente sono partiti in automatico, in un ordine casuale e perfetto, tra arte moderna e tradizioni antichissime, alla scoperta della mia città, quella dove, ho seminato sogni, incantata dal pot pourri cosmopolita di Piccadilly.
Un tour fatto di tappe tradizionali e nuovissime ci ha portato in giro alla scoperta della "Stanza del Si" ad immaginare politicanti d'oltremanica "economical in truth" (perchè in fondo si sa, ogni mondo è paese), a gustare con una certa perplessità Hot Dog e Champagne e a divertirci come adolescenti in un Fabric blindatissimo.
E poi lunghe passeggiate con cartina alla mano lungo il Tamigi, con noccioline glassate e caffè decisamente discutibili, per godere dell'atmosfera metropolitana e lenta che solo alcune città sanno dare.
Abbiamo respirato la Città a pieni polmoni saltellando con entusiasmo da Velasquez a Picasso, da Da Vinci a Van Gogh, da Monet alla Stele di Rosetta, da Mondrian a Dalì, passando per l'Antico Egitto, Mirò e i Teschi Aztechi; inclinando il capo per provare a comprendere amatissimi ed "incomprensibili" (per i profani) capolavori di arte moderna alla Tate e perdendoci di notte alla ricerca di una febbricitante ma ormai addormentata Soho Square.
Innamorarsi della Città è stato gustare (e sputare) mostarda al Borough Market, divertirsi a scoprire Belen con maritino e portaborse a fare shopping a Portobello, ed entrare nel più famoso ristorante di Fish 'n Chips di Camden accolti da "Tu Vuò fà l'Americano".
E poi...the Shard, salendo come "schegge" fino al 32esimo piano, si prova una vertigine tutta italiana, inorgogliendosi per una megastruttura lussuosissima che reca un'impronta nazionale, ci si diverte a scoprire un panorama disarmante, musica jazz e calamaretti al lime e peperoncino, in un'atmosfera incantata, dove (rarità) la rete wireless è free, ma il cervello troppo impegnato ad immagazzinare immagini ed emozioni per recuperare amici su whatsapp.
Un viaggio alla ricerca di moda e tendenze, magnetini e snowball turistiche, contrattando con i pachistani per il cambio più favorevole, perdendosi senza speranza in quel paradiso infernale a più piani chiamato Harrods, scansando rigorosamente i più noti fast food alla scoperta del vero filetto alla Wellington made in UK, e godendosi il sole ad Hyde Park su sdraio a noleggio.
Un sogno condiviso fatto di una pioggia di immagini, colori, suoni, prospettive ed ambizioni, perchè la pioggia vera, quella tanto famosa a Londra, non l'abbiamo vista quasi mai, per fortuna.