venerdì 7 giugno 2013

LA GRANDE BELLEZZA_ ROMA RULEZ



La bellezza di Roma è sfacciata. È spudorata, è ovunque. È così violenta da provocare un senso di nausea. Nello sforzo di assorbirla, alla fine, ti gira la testa. Una grandezza che supera i limiti del tempo, sciorinata con baldanza nei pavimenti a scacchi delle ville più belle, nei tramonti e nelle albe che sfiorano le statue, nelle fontane, e nei giardini.

Roma è protagonista indiscussa. Regna sovrana come sfondo imponente e inevitabile. È il fulcro, e vince sugli scorci di vita dei protagonisti, tutti accomunati dalla ricerca di una gloria che non potrà mai essere al pari di quella di Roma.

Ricchi, borghesi, forniti di ogni droga, colti, letterati e soli personaggi, si fanno compagnia in un momento in cui il confine tra la bellezza e la volgarità è così sottile da confondere anche gli osservatori più esperti.
Nobili a noleggio, e castelli in disuso.

Un eroe decadente, uno Sperelli dei giorni nostri, il protagonista è un uomo che osserva. Nel suo cinismo lucido la ricerca dell’essenza. Spolvera da tutte le ragnatele i discorsi artefatti dei salotti borghesi. Sorride degli altri ma soprattutto di sé, e vive la sua vita senza fermarsi. I funerali come spettacoli teatrali sono il suo modo per esorcizzare la morte, nella consapevolezza profonda che, a prescindere dal fascino degli abiti neri, alla morte non ci sia rimedio. Accoglie nella sua vita il bello, ma anche il brutto, il ridicolo e l’effimero. A cena alla sua tavola, indistintamente, santi, cardinali e puttane.

Riconosce la bellezza nello sguardo di una spogliarellista, nel fascino compito e segreto degli abiti monacali; sa distinguere l’arte dal puro esibizionismo; sa rimanere affascinato dall’eleganza di una donna che incontra per strada, pur essendo circondato da donne bellissime e nude quasi ogni notte.

E il suo sguardo, quando viene colpito e toccato, si illumina.

Si nutre di notti inutili e assapora albe evanescenti e bellissime. La città è sua, insieme a quel senso di angoscia che contraddistingue tutte le albe; insieme al senso di vuoto che ti assale un attimo dopo i momenti più belli; quando un raggio di luce colpisce gli oggetti nel modo giusto; quando sai che la gioia finirà.

Tante immagini, tante scene caravaggesche.
Saloni, giardini, candelabri e cortili ma, primo su tutti, il suo terrazzo con amaca, vista Colosseo.



Colonna sonora spettacolare.

C’è chi nella ricerca costante delle bellezza si perde (è un rischio) e chi la bellezza, invece, non riesce nemmeno a sfiorarla, pur avendola di fronte costantemente e in maniera prepotente.

Cartoline, informazioni, corpi, ed emozioni. Vecchi, giovani e bambini, tutti infelici.

Del protagonista si racconta solo un pezzo di vita. Solo il presente, perché è nel presente che vive. Non c’è inizio, e non c’è fine. Quello che emerge è solo il suo modo di vedere le cose, è il suo sguardo che si illumina d’improvviso quando, inaspettatamente, scorge la bellezza.

Quando fissa il soffitto chiaro della sua stanza, lui, ci vede il mare. La bellezza, infine, è negli occhi di guarda.



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