mercoledì 2 gennaio 2013

ELECTRO PARTY@ MERGELLINA

I've never been to the USA, I-I'm a slave for the minimal wage, Detroit, New York and L.A., but i'm stuck in the UK!


Ok, ve lo dico, non ce l'ho fatta, sono arrivata in ritardo. 

Me la sono cantata da sola mentre passeggiavo, mare sulla sinistra, un po' troppo vestita per paura di  un freddo che si è manifestato solo nella mia immaginazione. Ho messo piede sul lungomare liberato alle ore 3:40, con tutta calma, dopo un tour per reclutamento amici, e non ho potuto godermi lo spettacolo di Uhlmann e company. (Perché il nuovo cantante dei Planet Funk, si sa, gode di tutta la mia stima, e anche di più).
In teoria, una recensione sui Planet Funk potrei farla a memoria, ché li ho visti solo 3 volte. La quarta, ahimè, mi è sfuggita.
Arrivare in ritardo sulla tabella di marcia il giorno UNO, spero non sia troppo compromettente. Se non altro, nessun cambiamento rispetto agli anni precedenti. Mi attesto su un ritardo standard.



Un lungomare calmo. Il clima mite, un pubblico rilassato, luci ovunque, e una bella atmosfera. Forse ho perso il panico violento, ché sentivo mormorare che due ore prima non si riuscisse a camminare. Non saprei. Io ho camminato, saltato, corso tra la folla e ballato sui miei ritmi, puramente personali. Una Napoli diversa, gremita, nella quale mi sono mossa, spostata e divertita senza guardarmi le spalle, senza preoccupazioni e in una tranquillità che forse la notte di Capodanno non ho mai visto. Alle 5:00 tutti erano svegli, le bottiglie in giro erano un po' troppe, ma nessuno era molesto. I ragazzi chiacchieravano tra loro, avevano ancora voglia di fare amicizia, e si muovevano ancora seguendo traiettorie lineari.

Musica elettronica. Avrei preferito i Chemicals, si sa, ma il livello era tale da non turbare me, nè gli altri.Pacifica sintetica convivenza tra zombies della prima notte.

Un unico pessimo cocktail ha allietato la nostra serata. Confesso di averlo abbandonato accanto ad un cestino, sfavillante nel suo blu. Non capirò, e non chiederò spiegazioni, su come mai una tequila sale e limone si sia tramutata in una tequila + blu curaçao. Veleno allo stato puro. O lo stomaco, o il bicchiere. Ho scelto lo stomaco, e ho pensato che in fondo avrei dovuto impedire al barista di esprimere la sua frustrazione  fantasiosa e quantomai non richiesta attentando alla nostra incolumità. Ma non si può cominciare l'anno nuovo con spargimenti di sangue/blu. 

Due parole sui Planet Funk, che mi fa piacere in ogni caso abbiano aperto l'anno napoletano.


Ero a Riccione quando ho visto per la prima volta il nuovo Uhlmann con i consolidati compari, e dopo i primi attimi di incertezza ho capito che insieme mi avrebbero trascinato fuori dal baratro. Una piazza di un posto finto come pochi, circondata da persone attive come sagome di cartone. Perché mi trovassi in quel luogo, ancora oggi non saprei dirlo, ma per fortuna c'erano i Planet Funk. La musica, si sa, ti salva sempre.

A Cassino, agosto 2012, 100 km di strada buia, per il gusto di esplodere un po' in una fresca serata d'estate.  E la cornice di un centro commerciale che sparisce quando ti immergi nei tuoi pensieri. Un concerto merita sempre il mio tempo. La musica merita un tempo che non è mai abbastanza.

Napoli, settembre 2012. Le delusioni, nella vita, non si contano. "Ci sono i Planet Funk. Andiamo?" "Certo."
L'intro non potrebbe sembrarmi più azzeccato in quel momento: "I was just looking for happiness".  Mai frase avrebbe potuto sembrarmi più intensa e più vera. Avevo fatto di tutto per cambiare la mia vita, e mi ritrovavo addosso, in un momento, una tristezza talmente profonda da non sapere come scrollarmela di dosso. 
Ma Napoli è bella, l'arenile è fantastico, il pubblico non ha eguali nel mondo (e vorrei citare Avitabile che a Budapest urlava "chi nun zompa ten a cazzimma!"). 
La felicità è dentro di noi, si sa. Ma i Planet Funk sono dispensatori di buona energia. La loro musica nel cervello da molti anni, assorbita in maniera impercettibile, virale e naturale.  Alex Uhlmann completa il palco, e non si risparmia. Il climax si raggiunge con "These boots are made for walking". Napoli balla, e alcuni lo sanno, altri meno, che la città ha fatto da sfondo a "La kryptonite nella borsa", film di Cotroneo. E mentre ballo, e sorrido, lo posso dire, che anche nel film, per un solo indimenticabile e indispensabile secondo, io c'ero! e pure Rosaria Mainella!! E nonostante il dolore sia costante, sorrido. Non posso fare altrimenti.

In alcuni momenti ci vuole Mozart, in altri preferisco Battiato, in altri i Rage against the machine, e in altri momenti... ci vogliono i Planet Funk!

Buon anno a tutti! e che sia un anno pieno di energia positiva.






2 commenti:

  1. Grande Manu,sei molto originale nel raccontare gli eventi!purtroppo non ho avuto il piacere di partecipare al primo capodanno del lungomare liberato,ma le tue parole me l hanno fatto rivivere! Bravi i Planet Funk e brava te..aspettiamo un tuo libro! Buon 2013!!

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  2. ahahahaah! un mio libro? addirittura? :)mi sembra un progetto un pò ambizioso... ma non si sa mai! un bacio a te! e grazie! ;)

    manuela

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