martedì 25 settembre 2012

THOM YORKE... A CHI L'HA VISTO

Al concerto, "IL CONCERTO", ci sono andati proprio tutti. Io ho deciso di non andarci. Certe volte, nella  vita, bisogna scegliere il male minore. E sono andata al concerto del Planet Funk. Resta nella mia memoria lo schermo nero sul quale allo Sziget Festival di qualche anno fa venivano proiettati i nomi dei musicisti in attesa della loro entrata trionfale. C'era il countdown? Non lo so... forse. I Radiohead proposero uno show da manuale, quello che ogni fan di un festival avrebbe desiderato. Mi sono sempre chiesta se estrapolati da quel contesto sovraffollato e caotico di campeggi, palchi e musica e spettacoli ad ogni ora, avrebbero dato un'immagine meno patinata. Non lo saprò mai. E poichè penso che nessun appassionato Radioheadofilo potrebbe mai essere in grado di approntare una descrizione obiettiva del concerto senza sintetizzarci dentro la propria anima fino al midollo, ho pensato bene di chiedere ad un persona piacevolmente visionaria di suo, che si nutre di musica e libri, di descrivermi le sue emozioni di quella sera, e di rendermi un pò partecipe di quella magia che avevo deciso di lasciar andare. Quando affondi le mani nella sabbia, e poi la lasci scorrere, le mani non saranno mai veramente pulite. Dopo aver affondato il cuore nei  Radiohead ed aver lasciato andare la magia, volevo che qualche granello di Thom Yorke mi rimanesse ancora tra le mani. E quindi, per me, le immagini filtrate dagli occhi, dal cuore e dalla pelle di Alfonso Tramontano Guerritore. Un pò, se volete, anche per voi. Ma tanto è inutile!!!... lo so già che ci siete andati tutti! 


Perchè sei tu Romeo, dal balcone o dal palco, ingannevole come il cuore, rimasto uguale, ai rimbalzi diversi delle videosequenze. Ho dalla mia la prospettiva di chi osserva, e la gente mi sviene intorno e gli spazi si fingono per modo di dire. Sarà l’intuizione che porta ad illudermi. A scegliere ogni volta uno tra gli schermi, portandomi il resto preferito fino a casa, dove io stesso sono un ricordo, sicuro e labile. Un bicchiere bucato. 

Le visioni si riflettono negli effetti. Una glassa di fili e rumori, la coordinazione e la sintesi. Tutto perfetto e mendace. L’idea che si smembra nel modo sublime. L’attesa del piacere che contorce le strutture. I nomi più strani e l’ironia semplice, le condizioni elementari. Note, in fondo. Mentre il moderno scivolo dei tempi disegna dischi che scompaiono e nastri di memoria. E’ solo materia che si perde, storia dei diversi tipi di fruizione. 

Vedo le ossa degli amanti messe in fila. Lo strano odore del petrolio a colazione. E gli esseri marini, tutto intorno, fingendo di conoscere i miei stessi segreti. Ora capisco. La poesia elettronica respira con troppa foga. Prigionieri di una identica finzione, possiamo liberarci tra le maglie delle tasche. Con una identica chiave a forma di cuore.

Stop-go, stop-Go. (sottovoce). Stop.Go. 

Di tutto questo non rimarra che un insieme di suggestioni. Collezioni a caso, ostaggio dei frames, catturate illusioni da cellulari-pistola. Ero io, forse, da qualche parte. O no? 

Qualcuno lo spieghi alla folla. Nessuna registrazione illuminerà le notti in attesa. Sento tra i corpi le brezze e i rimandi di fine estate, come sassi di mare che compongono la strada. Indicazione elementare. Una stella cadente. La voce dei poeti. Vibrazioni sui più ricchi tappeti da volo. Ci viaggeremo sottovento, per non farci sentire dalle belve infette. Loro ci aspetteranno comunque, acquattate nel buio, fino alla fine dei tempi.


guida fantastica al riordino dei pensieri: quello che resta di un concerto romano
Alfonso Tramontano Guerritore

http://lavocedeipesci.blogspot.it/

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