Pedro Almodòvar, 1986. Erano le undici di ieri sera, quando
mi sono imbattuta in una miriade di film senza senso. Ieri, che non passavo la
notte fissando la pagina statica di facebook, mi è sembrato che improvvisamente
la televisione trasmettesse una miriade di cose. Una scelta tra generi vari che
mi ha quasi turbato. Mi sono appassionata, ovviamente, a quello che sospettavo
essere il film più drammatico. Certo, per poterlo dire con precisione dovrei
guardare tutti gli altri, e questo non succederà. Il suicidio nel pulmino di “Non
aprite quella porta” mi era già bastato quando ho cominciato a fissare le
espressioni stordite e sconvolte di un Banderas ventenne.
Scelgo “Matador”, e
decido di fidarmi di un regista che mi ha deluso in poche occasioni. Un’ambientazione
anni ‘80 di quelle violente, con vestiti e trucchi e capelli che non lasciano
alcun dubbio. Del resto, è risaputo, che dagli anni ’80… non si esce vivi! Una miriade
di colori, che fa da sfondo a poche scene toccanti. Personaggi severi e decisi,
che gestiscono con una tranquillità disarmante la loro follia. Ossessionati dalla
morte, come componente indispensabile della loro vita, fanno della tauromachia
la propria arte, la propria guida, la propria linfa. Segnati dalle storie individuali
e dagli istinti più macabri e passionali, si incontrano, si riconoscono, e non
possono fare altro che amarsi.
"Tú y
yo nos parecemos, a los dos nos obsesiona la muerte ".
Sguardi profondi negli occhi scuri
degli uomini e in quelli delle donne, incorniciati da quel nero sottile che
rendeva enormi e bellissimi gli occhi di Mina, di Monica Vitti o della Callas, e
che mi incanto a guardare ogni volta come se volessi assorbire dallo schermo
quella precisione maniacale e indispensabile che si usa per dipingere a mano i
visi delle bambole. Parole fredde e violente vengono pronunciate con dolcezza e
sensualità. Cappe, da toreri, e spade, e rose rosse. Il contesto è straniante, e l’eclissi
di sole aggiunge ombra alle ombre. Buio, luce, verità, menzogne, passione,
dolore, amore, morte, e vita. Cosa ne pensi? “ Ti piacerebbe vedermi morire?”
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