mercoledì 16 maggio 2012

Tu vuo’ fa’ l’americano!!!Starbucks a Napoli?


Starbucks in Italia. Anche a Napoli. Perdonate l’apertura nuda e cruda, ma serve per riagganciare il discorso qualche riga più in basso…

Stiamo inesorabilmente diventando un popolo di esterofili, noi italiani, per certe cose. Medaglia d’oro nel reputare l’erba del vicino un po’ più verde della nostra. Da un po’ anni a questa parte sta scemando, soprattutto nel modo di vivere delle ultime generazione, l’ideale collettivo dell’italians do it better, famoso slogan lanciato tramite t-shirt da Madonna negli anni ’90 (e non mi riferisco, come la cara signora Ciccone, al solo sesso).



Si, è vero, questa temporanea diminuzione dell’orgoglio nazionale può essere dovuto alla nascita fisiologica di validi concorrenti stranieri, o all’altrettanto fisiologica mancanza di ricambio generazionale in diversi ambiti, dal cinema (dove con maestri del neoralismo e della commedia all’italiana quali Fellini, Monicelli, Risi, De Sica abbiamo creato modelli imitativi ineguagliati e che facevano incetta di premi Oscar), alla moda (con le centenarie produzioni di Gucci, di Prada, o quelle un po’ più recenti di Valentino), fino all’industria (il mito Ferrari non ha bisogno di descrizione alcuna). Tuttavia, c’è una cosa che è da sempre sinonimo di made in italy, un’eccellenza inarrivabile, un vanto per la nostra nazione e che a causa di un certo andazzo si vede minacciata: LA BUONA TAVOLA! Sfide impensabili fino a qualche anno fa: kebab vs pizza, hamburger vs pasta, cupcake e muffin vs tiramisù e sfogliata. Fino alla sfide delle sfide: caffè napoletano vs caffè (?!) americano!
Una cosa che sa tanto di sacrilegio! Ed ecco che mi riaggancio all’apertura nuda e cruda: Starbucks in Italia. Anche a Napoli.



A Napoli, la patria mondiale del caffè, la capitale universale della tazzina d’espresso. La terra di gente che decenni fa partiva alla volta del nuovo mondo per esportare, con successo planetario, il proprio prelibato marchio di fabbrica, la pizza, e che negli ultimi anni ha visto uno sbocciare improvviso di kebabbari, ora si vedrà stuprare culturalmente anche da quegli orribili bicchieroni che tutto potranno contenere tranne che qualcosa di pur solo lontanamente paragonabile al caffè vero e proprio.



Un paio d’anni fa lessi un articolo in cui si raccontava l’incredibile anomalia napoletana: una delle poche città dove un McDonald’s aveva dovuto chiudere! Era palese il motivo: pizza, crocchè, panzerotti e zeppolelle avevano messo K.O. hamburger, cheeseburger e simili. Chissà, magari anche stavolta succederà un altro piccolo miracolo, magari la piccola tazzina-Davide avrà la meglio sul frappuccino-Golia.


Dopotutto, come si dice: il napoletano si fa secco, ma non muore….

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